I luoghi del festival

L’obiettivo di Riaperture Photofestival Ferrara è di riaccendere l’attenzione su luoghi pubblici o privati attualmente non in uso, per portare loro nuova energia: per questo le mostre saranno ospitate in sedi aperte per la prima volta alle immagini.

Dal 25 al 27 settembre e dal 2 al 4 ottobre 2020, la fotografia riaccende la luce su quella Ferrara che non si vede in cartolina o sui libri di storia: la Ferrara dell’ex caserme dei pompieri, dei negozi chiusi, di spazi in ristrutturazione e di antichi gioielli architettonici. Quella Ferrara brulicante vita (passata o futura) che, fosse anche solo per sei giorni, tornerà a illuminarsi proprio grazie alla fotografia. Il festival Riaperture è fatto per chi «non vuole lasciarsi stare, dietro o davanti alla macchina fotografica», e risponde alla necessità di guardare alla realtà che ci circonda, sia locale che globale, con occhi nuovi.

Dove saranno le mostre di Riaperture Festival Fotografia Ferrara 2020​? Alcune conferme, una grande novità, sempre alla ricerca di quella Ferrara dimenticata, trascurata, sepolta dalla polvere, toccata dai cantieri, una città che è fatta dei luoghi dove abbiamo trascorso le nostre vite, secoli o decenni o pochi secondi fa.

I luoghi dell’edizione 2020 saranno: Consorzio Factory Grisù​ (ex caserma dei Vigili del Fuoco), la caserma militare ‘Pozzuoli del Friuli’ e la Cavallerizza, la chiesa di San Guglielmo, Palazzo Zanardi e la chiesa di San Paolo. La fotografia riapre i luoghi chiusi di Ferrara.

Le mostre del festival di Riaperture saranno ospitate in questi luoghi di Ferrara (clicca sul nome per aprire Google Maps):

– Factory Grisù (ex Caserma Vigili del Fuoco)
– Caserma ‘Pozzuoli del Friuli’
– Cavallerizza ‘Pozzuoli del Friuli’
– Chiesa di San Giuliano
– Palazzo Zanardi
– Chiesa di San Paolo

Tutti le location delle mostre saranno accessibili anche ai disabili.

Scarica la mappa del festival in pdf

Factory Grisù

via Poledrelli 21, Ferrara
Google Maps

La Caserma dei civici pompieri venne costruita su progetto dell’ing. Luigi Barbantini ed inserita in una ridisegnata trama viaria e degli spazi edificabili. Inaugurato il 28 ottobre 1930 ed abbandonato definitivamente nel 2004,l’ edificio di via Poledrelli è uno degli elementi architettonici che, nella prima metà del XX secolo, ridisegnarono il “Rione Giardino”. La progettazione di questo quartiere rappresentò un esempio moderno di programmazione e di sviluppo di un’area all’interno delle mura a misura d’uomo ed immersa nel verde.

Nell’agosto 2012 l’immobile è stato concesso dalla Provincia di Ferrara in comodato d’uso gratuito all’Associazione no profit “Grisù” che l’ha gestito fino al febbraio 2016, dando avvio al recupero degli spazi e alla selezione delle prime imprese che si sono insediate al suo interno. Il Consorzio Factory Grisù si è costituito a Ferrara nel febbraio 2016 con lo scopo di partecipare alla gara indetta dal Comune di Ferrara per la nuova gestione della factory creativa, ed è oggi il gestore dell’immobile fino al 2023.

In pieno centro storico Grisù, con i suoi 4000 mq di creatività, è un catalizzatore di progetti d’impresa caratterizzati da talento ed innovazione, solo “per chi ha fuoco dentro”.

The firehouse was built following the project of Luigi Barbantini, an italian engineer that wanted, with his work, to redefine the town planning in the train station area. Opened on the 28th October 1930 and definitively abandoned in 2004, the firehouse of via Poledrelli is one of the newest building of the last century, conceived to give a new face to the “Garden District”. This area represented, from the very beginning of its planning, a praiseworthy modern exemple of urban development, a green, people- friendly space .From the summer of 2012, the property was granted on loan for free use to notforprofit association Grisù who worked on the areas recovery and selected few companies giving them some working spaces inside the building. The Consorzio Factory Grisù, born on 2016, is now managing the creative factory and is working on few projects . Located in the old town nearby, Grisù, with its creative universe developed on 4000m2, is the heart of the most interesting and talented enterprises in town. The perfect working place for burning souls.

Caserma ‘Pozzuolo del Friuli’

via Cisterna del Follo 10, Ferrara
Google Maps

La caserma “pozzuolo del Friuli”, chiamata dai ferraresi semplicemente “la caserma”, venne costruita durante il secondo decennio del Novecento dall’ingegnere Carlo Luppis e dal costruttore Alessio Lanosi ed inaugurata ufficialmente il 1930. In origine, l’area era occupata dal Duecentesco convento agostiniano di San Vito che venne progressivamente demolito per adibirla ad uso militare, poi fu un giardino dove la famiglia degli Este usava trascorrere i pomeriggi in tranquillità per sottrarsi al turbinio del centro e successivamente, dopo la Devoluzione del 1598, un orto.
La Caserma chiuse definitivamente i battenti nel 1997, in seguito alla disposizione ministeriale che prevedeva la riorganizzazione dell’Esercito italiano comportando un progressivo abbandono e degrado degli immobili. L’ex caserma “pozzuolo del Friuli” venne dedicata al 4° gruppo del 121° reggimento d’artiglieria contraerea in onore dei valorosi militari caduti in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il complesso si estende a sud est della città per un’area di circa 3 ettari e mezzo e si compone principalmente di tre edifici: un corpo centrale e due laterali af iancati più piccoli af iancati da una piazza d’armi, una Cavallerizza e altri edifici minori. Visitando il corpo centrale, che si trova su via Cisterna del Follo, è possibile notare la scritta Fide iter ad astra, motto del reggimento, traducibile in “Con la fede si arriva alla stelle”. In più, all’interno di una piccola nicchia è presente a l’immagine di Santa Barbara con in mano la palma del martirio, protettrice degli artiglieri. I due corpi laterali invece ospitavano i dormitori, uno per i militari appartenenti al 4°/121° artiglieria contraerea leggera e l’altra alla 7° Batteria Missili, un reparto speciale della NATO operativo in Veneto. Attualmente, le stanze che ospitavano i militari sono completamente spoglie e ciò che è rimasto è solo poco dell’arredamento della zona di svago come il bancone del bar e il tavolo di biliardo. La Cavallerizza è un immenso capannone costruito in stile liberty utilizzato come parcheggio a veicoli, salmerie e gruppi elettrogeni.
Nel 1999, la proprietà della totalità dell’area della Caserma passa nelle mani dell’Agenzia del Demanio e dopo il sisma che, nel 2012, ha colpito la Regione Emilia Romagna, la gestione del recupero dell’intera struttura è gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni, controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e, in minor parte, da diverse fondazioni bancarie. Il compendio è sottoposto a vincolo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.
The barrack “pozzuolo del Friuli”, well known as “the barrack”, opened in 1930, was built in the early twenties of the last century by Alessio Lanosi and his team, following the project designed by Carlo Luppis, an italian engineer. At the very beginning of our story, in the XIII century, in this area there was the ancient cloister of “San Vito”, occupied by Augustinian friars. Once demolished, this area became first a military space, then a green garden where the Este family use to chill and escape from the chaotic “city center”, and, after the Devolution of 1598, a vegetable and botanic garden. Closed in 1997 due to a ministerial decree which disposed to reorganize the dynamics of the Italian Army, the barrack was one of the italian militar builings interested by a massive state of neglet. Named after the 4 th group of the 121 th Aerial Artillery, dedicated to the soldiers fallen in Russia during the 2 nd World War, the barrack “pozzuolo del Friuli”, extends to the south east of the city for an area of about 3 and a half hectares and is composed by three main buildings surrounded by a parade ground, a “Cavallerizza” and few small structures. Once inside the main building, located on Cisterna del Follo street, you’d be able to spot the sign “Fide iter ad astra” (With Fait, you can reach the stars), the regiment’s motto, and a little statue of the artillery patron: S. Barbara holding a martyrdom palm. On both sides of the main building, there are two areas used as dormitories; one was occupied by the 4 th /121 th aerial artillery and the other by the 7 th rocket battalion, a special NATO force who operated in Veneto. Today, all those buildings are almost empties: all that’s left is a pool table and an old bar. The Cavallerizza is a huge liberty-style warehouse used as a parking, deposit of military goods, engine generators and few others. In 1909, the whole property of “Pozzoli del Friuli” was given to the State-owned Agency and, after the earthquake of 2012, the recovery of all venues is hanled by the Cassa Depositi e Prestiti, a public limited company controlled by the MEF (Ministero dell’economia e delle finanze) with the help of few banking foundations. The venue is now under the protection of MiBAC, Ministry of Culture.

Cavallerizza ‘Pozzuolo del Friuli’

via Cisterna del Follo 10, Ferrara
Google Maps

Indipendente dal corpo centrale della Caserma “pozzuolo del Friuli”, la Cavallerizza è un immenso capannone in stile liberty, utilizzato come parcheggio di veicoli, salmenrie e gruppi elettrogeni.

La caserma “pozzuolo del Friuli”, chiamata dai ferraresi semplicemente “la caserma”, venne costruita durante il secondo decennio del Novecento dall’ingegnere Carlo Luppis e dal costruttore Alessio Lanosi ed inaugurata ufficialmente il 1930. In origine, l’area era occupata dal Duecentesco convento agostiniano di San Vito che venne progressivamente demolito per adibirla ad uso militare, poi fu un giardino dove la famiglia degli Este usava trascorrere i pomeriggi in tranquillità per sottrarsi al turbinio del centro e successivamente, dopo la Devoluzione del 1598, un orto.

La Caserma chiuse definitivamente i battenti nel 1997, in seguito alla disposizione ministeriale che prevedeva la riorganizzazione dell’Esercito italiano comportando un progressivo abbandono e degrado degli immobili. L’ex caserma “pozzuolo del Friuli” venne dedicata al 4° gruppo del 121° reggimento d’artiglieria contraerea in onore dei valorosi militari caduti in Russia durante la Seconda Guerra Mondiale. Il complesso si estende a sud est della città per un’area di circa 3 ettari e mezzo e si compone principalmente di tre edifici: un corpo centrale e due laterali af iancati più piccoli af iancati da una piazza d’armi, una Cavallerizza e altri edifici minori. Visitando il corpo centrale, che si trova su via Cisterna del Follo, è possibile notare la scritta Fide iter ad astra, motto del reggimento, traducibile in “Con la fede si arriva alla stelle”. In più, all’interno di una piccola nicchia è presente a l’immagine di Santa Barbara con in mano la palma del martirio, protettrice degli artiglieri. I due corpi laterali invece ospitavano i dormitori, uno per i militari appartenenti al 4°/121° artiglieria contraerea leggera e l’altra alla 7° Batteria Missili, un reparto speciale della NATO operativo in Veneto. Attualmente, le stanze che ospitavano i militari sono completamente spoglie e ciò che è rimasto è solo poco dell’arredamento della zona di svago come il bancone del bar e il tavolo di biliardo.

Nel 1999, la proprietà della totalità dell’area della Caserma passa nelle mani dell’Agenzia del Demanio e dopo il sisma che, nel 2012, ha colpito la Regione Emilia Romagna, la gestione del recupero dell’intera struttura è gestita dalla Cassa Depositi e Prestiti, società per azioni, controllata dal Ministero dell’economia e delle finanze e, in minor parte, da diverse fondazioni bancarie. Il compendio è sottoposto a vincolo da parte del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

Palazzo Zanardi

via dè Romei 3, Ferrara
Google Maps

Costruito nel XVI secolo e acquistato dal Comune di Ferrara solo nel 1972, l’edificio, dalla storia misteriosissima, era di proprietà della famiglia ferrarese Romei, all’interno di un vasto lotto che giungeva fino a via Giovecca.

I Conti Romei, rappresentati da un cane rampante, ricoprirono diversi incarichi alla corte estense: primo fra tutti Giovanni, ricchissimo mercante, che fu Consigliere Segreto di Borso e Ercole I Duchi di Ferrara, ma anche ambasciatore del papa. Il palazzo rimase di proprietà dei Romei fino alla metà del ‘700.

Ricostruire la storia dell’edificio è piuttosto complesso perché i primi documenti riferiti al palazzo, presenti all’interno dell’archivio storico cittadino, risalgono al 1956.

L’edificio di 1639 metri quadri è composto da due sezioni affiancate: un primo corpo rettangolare di quattro piani, uno dei quali seminterrato, e un secondo a forma di L di due piani.

Palazzo Zanardi fu la storica sede dell’Assessorato alla Cultura cittadino, ma inizialmente, negli anni ’70, doveva essere destinato all’ampliamento dell’Istituto D’Arte Dosso Dossi, ora Liceo Artistico, che aveva sede nell’edificio adiacente, in via Romei 5.

Nel 2015, il Comune di Ferrara vendette il palazzo alla Cassa Depositi e Presiti nazionale.

Chiesa di San Giuliano

piazza della Repubblica, Ferrara
Google Maps

La chiesa di san Giuliano venne edificata nel 1405 dal camerlengo Galeotto degli Avogadri (o Avogari), su terreno donato dal Marchese Niccolò II, in stile gotico. Sul lato esposto della chiesetta è incisa un’epigrafe in latino che ne racconta la fondazione.

La Chiesa che vediamo oggi, affacciata sul Largo Castello, ne sostituisce una precedente che sorgeva sul rivellino sud del Castello, demolita nel 1385. La facciata è ornata da preziosi motivi e da un portale gotico in cotto impreziosito da un altorilievo degli inizi del XV secolo raffigurante la vicenda tragica di san Giuliano, che uccide per errore i genitori. Gli interni furono completamente ricostruiti nel XVIII secolo secondo i gusti dell’epoca.

Il complesso che ospita la Chiesa, e la costruzione stessa, al tempo degli Estensi, fu sede delle arti di albergatori, orefici, pescatori, pescivendoli e beccari.

Nel 1796 cessò la sua attività sacra e rimase chiusa per diversi anni, dunque, per evitarne la demolizione, Don Pietro dalla Fabbra, sacerdote, acquisto la chiesetta e la donò alla città. Dopo diversi anni di successioni ereditaria, la Chiesa tornò proprietà dell’arcidiocesi. Fu restaurata sia nel XIX che alla metà del XX.

Il soffitto conserva l’affresco originale di Giovan Battista Ettori, con la quadratura di Massimo Baseggio. Sopra l’ingresso è ancora visibile il prezioso organo del 1646, di Ercole Valvassori, a trasmissione meccanica.

I vari interventi effettuati sulla chiesetta dalla seconda metà dell’800, avevano l’obiettivo di attenuare i barocchismi originali che aveva caratterizzato la chiesetta fino a quel momento: uno stile denominato Neo-Estense intendeva riportare la città allo splendore del periodo, estense eliminando le esagerazioni del ‘700.

Negli anni ’90 la chiesa fu il set di uno spot pubblicitario di una notissima marca di gelati.

Inaccessibile dal terremoto del 2012, oggi San Giuliano è sottoposta a diversi restauri post-sisma.

Chiesa di San Paolo

piazzetta Schiatti, Ferrara
Google Maps

Edificata nel X secolo la chiesa di San Paolo ebbe fin dalle origini la funzione di parrocchia. Ritroviamo la Chiesa di San Paolo, così come la conosciamo oggi, ricostruita a seguito del violento terremoto del 1570, dal 1611, anno della sua consacrazione. Secondo un progetto di Alberto Schiatti, in stile tardo rinascimentale, la ricostruzione impiegò più di trent’anni. Non resta che un unico muro primitivo, quello adiacente al chiostro, che conserva gli importantissimi affreschi originali.

La Chiesa, affidata all’ordine del Carmelitani, dei quali resta l’ex convento originale, fu parrocchia della corte estense, grazie alla sua posizione centrale. I due chiostri adiacenti risalgono ai secoli XIV-XV e furono parte di un progetto di ampliamento fortemente voluto dai Carmelitani, e finanziato grazie alle cospicue donazioni che l’ordine riceveva dalla città. L’aspetto odierno dei chiostri è frutto di una ristrutturazione in epoca rinascimentale, a seguito di un grosso incendio.

Sotto l’occupazione napoleonica, tra il 1797 e 98, Carmelitani furono trasferiti presso la Certosa, mentre il monastero fu adibito a prigione fino ai primi del Novecento.

I danni provocati al complesso dalla Prima Guerra Mondiale furono pian piano sanati a partire dal 1968. Molte aree furono destinate ad ospitare alcuni uffici comunali, e così è ancora oggi.

Tra i dipinti e gli affreschi significativi, conservati all’interno della Chiesa di San Paolo, troviamo La discesa dello spirito santo e La nascita di San Giovanni Battista dello Scarsellino, La Resurrezioni, La Circoncisione e L’Annunciazione del Bastianino, ma anche opere di Girolamo da Carpi e di Domenico Mona.

Piccolo pantheon cittadino, San Paolo ospita le sepolture di Dossi Dossi, del fratello Battista Dossi, dei Guarini, del matematico Gabriello Bertazzoli e del filosofo Antonio Montecatini.

Il restauro del primo Chiostro, quello immediatamente adiacente alla Chiesa, è stato inaugurato il 31 ottobre 2019 con la mostra Sulla Soglia, a cura di Riaperture.