Karymava Hulnaza

Quando
venerdì 25, sabato 26, domenica 27 settembre
venerdì 2, sabato 3, domenica 4 ottobre
2020
dalle ore 10.00 alle ore 19.00

Unrooted

Il progetto narra la storia di alcuni bambini Bielorussi che abbandonano le loro radici per essere adottati da famiglie italiane entrando così a contatto con una cultura differente dalla loro, con la quale devono imparare a confrontarsi e, con il tempo, a convivere.

Ogni bambino adottato tenderà a sentirsi uno straniero e rimarrà comunque legato da un sentimento di nostalgia per le sue origini, egli proverà il dolore dell’essere sempre in bilico tra il “qui” e il “là”.

Iniziare una relazione con uno di questi bambini significa quindi entrare in empatia con il groviglio emozionale che lo abita, cercando di comprendere la sua voglia di recuperare la propria identità allo scopo di guarirne le ferite dell’anima. E’ un percorso di continua messa in discussione, affrontando giorno per giorno problemi creati dalle mancanze di elementi importanti senza i quali i bambini, hanno dovuto imparare a crescere.

Un viaggio in Bielorussia, assieme a questi bambini, attraverso una realtà a loro sconosciuta, è un’esperienza che le associazioni permettono di vivere a tante persone che desiderano intraprendere il percorso dell’adozione.

Bio

Hulnaza Karymava nasce in Bielorussia nel 1997, in bilico tra il suo paese di origine e l’Italia, decide di trasferirsi stabilmente a Bari. Scopre per caso il mondo della fotografia e, nel 2016, decide di spostarsi a Milano per approfondire la conoscenza in ambito fotografico. Sviluppa così le sue capacità costruendo giorno per giorno una visione attenta e singolare del mondo che rappresenta nei suoi scatti. Frequenta dapprima la scuola Mohole, conseguendo l’attestato per la frequenza biennale dei corsi di fotografia.
Presentando i suoi lavori alla commissione del Premio Voglino nel 2018, vince una borsa di studio che le permette di proseguire l’apprendimento e l’analisi della materia fotografica presso l’Istituto Italiano di Fotografia.
Considera la macchina fotografica uno strumento che permette di guardare oltre la superficie e la fotografia un incrocio tra riflessione e mondo esterno. Ogni suo progetto nasce da ricerca e approfondimento. Lavorare in questo modo le permette di vedere come un pensiero, maturando giorno dopo giorno, si evolve e diventa qualcosa di tangibile. Per lei la fotografia non è la raccolta di un attimo, ma un duro lavoro che necessita di tempo e conoscenza riguardo ciò che vorrebbe rappresentare.
Perché gli occhi non vedono ciò che non conoscono.