Viaggio

Quante volte abbiamo sentito la frase “La vita è un viaggio”? (“La vita è un viaggio e chi viaggia vive due volte” è l’aforisma completo di ʿUmar Khayyām).

Nel 2022 Riaperture, per la sesta edizione del suo Festival di Fotografia, vuole parlare di viaggio, in tutte le sue forme, mezzi e declinazioni possibili: che sia reale, immaginario, nello spazio, nel tempo e anche di fantasia.

Proveniamo da un lungo periodo nel quale spostarsi fisicamente da un luogo ad un altro ci è stato a tratti sconsigliato, a tratti limitato alla sola necessità e a tratti interdetto per la nostra sicurezza. In questo graduale e, ci auguriamo, irreversibile percorso verso il famigerato recupero della normalità, vorremmo tornare pienamente a vivere il viaggio come esercizio di meraviglia davanti alla Natura, in una città o a contatto con un popolo, senza dimenticarci dell’esperienza introspettiva che la distanza ci ha imposto.

Abbiamo viaggiato per mesi con la mente stando sul divano, leggendo un libro, facendo un sogno, guardando fuori dalla finestra, passeggiando per strade virtuali dentro ad un monitor con gli occhi di Pegman (l’omino giallo di Google Maps). Ora vorremmo estendere questo grande racconto, ampliare gli orizzonti e compiere nuovi viaggi scrivendo il nostro diario di bordo, inviando cartoline insieme a nuovi compagni di viaggio.

Il viaggio è uno spostamento, un movimento compiuto lungo un tragitto, è percorso a tappe o tutto d’un fiato, veloce o lento, con ogni mezzo di trasporto possibile, dalle nostre gambe ad una sonda spaziale interstellare ad un moto puramente psicologico e introspettivo. Che sia nel Mondo o dentro noi stessi genera sempre un cambiamento, una trasformazione o un’evoluzione, un modo diverso di vedere le cose, che siano le stesse che appartengono alla quotidianità oppure nuove scoperte. Viaggiare è osservare, cercare, comprendere, assaggiare, ascoltare, annusare, studiare, confrontarsi con ciò che è percepito come esterno a noi, anche nei viaggi interiori. Sperimentare il viaggio è appropriarsi dell’ignoto trasformandolo in esperienza, racconti, ricordi.

Durante il viaggio si crea ogni tipo di connessione, da quelle neuronali a quelle interpersonali, e con gli spazi attraversati e i mezzi impiegati. Si ha una diversa percezione del tempo che sembra dilatarsi: la mente è sottoposta a stimoli e il corpo ha sensazioni nuove che tendono a fissarsi, creando nuova memoria specie se sono poco familiari.

Ma il tempo del viaggio non coincide solo con lo spostamento: è molto più lungo. Il viaggio comincia dal suo progetto, dall’itinerario, che è attesa fino alla vigilia del suo inizio suscitando emozioni e creando aspettative; poi arriva la partenza e il percorso è una sequenza di avventure e scoperte, a volte scelte da improvvisare, a volte conferme di scelte precedenti, la mente si apre e il corpo la segue. Piano piano si scardinano i luoghi comuni e il ritorno non è ancora la fine del viaggio, che di fatto nel ricordo non finisce mai. Il ritorno è l’esperienza e il modo in cui ne facciamo tesoro nel nostro tempo a venire. “Il vero viaggio di scoperta non consiste nel cercare nuove terre, ma nell’avere nuovi occhi” scriveva Marcel Proust.

Il tema del viaggio ci fa riflettere sulla globalizzazione, sulle opportunità degli spostamenti, sulla tracciabilità delle connessioni, sulle mappe, sulle guide. Ci fa riflettere sulle proporzioni degli spostamenti. Ci fa riflettere sull’impatto ambientale del turismo o delle migrazioni, sulla stagionalità e come le condizioni ambientali e i mutamenti climatici possono influire sull’ambiente stesso, sulle decisioni politiche o semplicemente sui luoghi e sui tempi. Ci interroga sul bagaglio da portare, fatto di affetti personali, per sopravvivere, per adattarci, ma anche di preparazione e conoscenza.

Sì, la vita è un viaggio di ricerca di paesaggi, persone ed esperienze, dentro e fuori di noi, da provare e osservare in modi nuovi con curiosità, apertura e flessibilità. Che siano la necessità o la curiosità a spingere l’uomo a compiere il proprio viaggio, ad ogni età e in ogni luogo, esso serve sempre a mettersi in prospettive diverse che possono condurre a ridisegnare il finale.

E sì, viaggiare fa scattare molte fotografie, anche con il cuore.