Ilaria Potenza, Luigi Lupo e Silvia Funari

Quando
Dal 7 al 29 maggio 2022
negli orari di apertura del locale

Dove
Coop Alleanza 3.0 Mazzini
via Mazzini 35
Ferrara

Italian Trap

Dal successo di Sfera Ebbasta, alle notizie di cronaca sui trapper coinvolti in risse e episodi di violenza: la trap è entrata da un paio di anni nell’immaginario comune nazionalpopolare. Non senza stereotipi. La considerazione che il pubblico generalista ha del genere è distorta dal clichè del musicista che ostenta vestiti firmati, collane e denti d’oro, nonché dalla visione del trapper come delinquente di periferia, distrutto dal consumo di droga e dalla mancanza di prospettive. E poi ci sono le stroncature della critica musicale tradizionalista per cui l’uso dell’autotune – un software che permette di modificare la voce sino a mascherare intonazioni e imperfezioni – non renderebbe queste musiche degne di ascolto. La trap è un genere musicale figlio del rap che ha impresso una svolta a un panorama musicale con lo sguardo rivolto al passato secondo le dinamiche di quella che il critico musicale Simon Reynolds definisce “retromania”.  Rispetto al classico rap, divenuto ormai popolare tanto da presentarsi sul palco di Sanremo, ha metriche non lineari e soprattutto basa la sua essenza sonora sulle trame digitali della drum machine Roland TR-808, spesso sincopata e accompagnata da melodie ipnotiche, ripetitive. I testi sono crudi, a volte pieno di turpiloqui ma proprio per questo aderenti alla realtà. Fuori da moralismi, i brani trap riescono a far emergere un mondo di disagi che la Generazione Z, in particolare, si trova a vivere in un contesto sociale dominato da precarietà, in termini economici e relazionali, dal dominio della macchina e dei social, da un pianeta in pericolo a causa del riscaldamento globale. Da una pandemia che ha chiuso i sogni e l’euforia dell’adolescenza dentro le quattro mura di casa. Spesso nascono nelle camerette i brani del genere: produttori e cantanti possono facilmente procurarsi alcuni software e costruire basi su cui sviscerare barre, espressioni del clima contemporaneo, dei vissuti personali, della realtà di chi scrive e sente il bisogno di far sentire la sua voce. Anche se filtrata dall’auto-tune. In una società dove parole e contenuti sono mediati dai social e dallo schermo, anche le voci si ibridano con le macchine. La trap, però, va oltre steccati e categorizzazioni. Anzi, spesso molti artisti preferiscono non usare questa definizione. Per loro è rap, quindi, come da storia del genere, poesia urbana in forma musicale, rime e versi che definiscono la storia di ogni artista. Ciascuna legata al luogo da cui viene raccontata, centri o periferie che costituiscono la cornice di micro-universi da conoscere e approfondire. Senza fermarsi in superficie all’estetica o ai ritornelli dei brani.

È il motivo che ci ha spinti, nell’estate del 2021, la seconda avvolta dalla pandemia, nelle periferie di Torino, Napoli e Roma alla ricerca di artiste e artisti che legano il proprio racconto, nella forma di serpentine e barre tra rap e trap, al luogo dove vivono. Abbiamo attraversato il quartiere multietnico di Barriera di Milano, le Vele di Scampia, i vicoli di Magliana. I protagonisti incontrati durante le tappe di questo viaggio, iniziato a luglio e terminato a ottobre, hanno testi, suoni e esperienze differenti. Ma un aspetto li accomuna tutti: il sentirsi autentici, veri narratori di storie reali, anzi real, come ama dire la Generazione Z. Il nostro è un ritratto di un gruppo di ragazze e ragazzi che vedono nella musica un’occasione di riscatto, uno strumento per conoscersi meglio e restituire agli ascoltatori stimoli e riflessioni in cui riconoscersi.

Luigi Lupo

Giornalista freelance e autore podcast, sono editor di true-news.it, collaboro con Upday, Rolling Stone e Domani. Sono co-autore dei podcast “Generazione Covid”, “Di Cosa Parliamo” e “Bulli”. “Bulli”. Ho firmato nel 2019 il libro “Podcasting. La radio di contenuto ritorna sul web” (Meltemi).

Ilaria Potenza

Giornalista e medico. Scrivo di Europa su Linkiesta, Il Sole 24 Ore e Rolling Stone. Su Sphera parlo di Millennial e Gen Z. Forse vi è capitato di leggermi anche su La Stampa e Corriere di Bologna – Corriere della Sera. Ho vinto il premio di giornalismo narrativo “Meglio di un Romanzo” 2021 del Festivaletteratura di Mantova con il podcast “Il Sale di Penelope”. Faccio la mia parte per il patrimonio culturale e l’ambiente nella squadra dell’Associazione Italiana Giovani per l’Unesco. Sono co-autrice del podcast “Generazione Covid” per Editoriale Domani, finalista del premio “il pod”.

Silvia Funari

26 anni, nata e cresciuta a Trani, in Puglia. Quasi architetto. Ho iniziato a scattare fotografie in un momento in cui qualunque altro modo conoscessi per comunicare mi è risultato incredibilmente faticoso. I miei primi passi li ho mossi con la Canon A1, un gioiello che era stato di papà e che mi è subito diventato amico: mi sembrava parlasse per me. Fotografare mi insegna a guardarmi attorno e ad avere pazienza, mi convince a credere negli errori e nella sperimentazione.

Nel 2021 ho affiancato come fotografa i giornalisti Luigi Lupo e Ilaria Potenza nel progetto Italian Trap, in uscita per La Stampa.