Arianna Genghini

Quando
Tutti i weekend dal 10 settembre al 3 ottobre 2021
dalle ore 10.00 alle ore 19.00

Fiori nudi

Nel mio immaginario la mia donna ideale è innanzitutto libera, senza confini o limiti, e non è definita da preconcetti.
È leggera ma anche profonda.
È coraggiosa con i lividi sulle ginocchia ma anche fragile.
È delicata e romantica ma anche forte e audace.
È una sportiva, una guerriera, ma anche un’artista e una scrittrice.
È bella ed elegante, ma anche non curante dell’apparenza e di come gli altri la vedono.

Fiori Nudi è un progetto on-going che ha l’obiettivo di esplorare le tematiche contemporanee che vertono sulla donna e sulla sua sessualità. Il femminismo, o female-gaze se parliamo di fotografia, sono il mezzo con cui esploro la donna di oggi. Il progetto è al tempo stesso un manifesto della mia visione femminista e un luogo di esplorazione personale della sorellanza tra donne e del rapporto con il proprio corpo.

A tal proposito sono state coinvolte più donne di diverse generazioni, background socio-culturali, etnie e esperienze personali, ma tutte accumunate da un unico obiettivo: Piacersi e non compiacere gli altri. La diversità del casting (che spero di poter allargare ancora di più nel futuro) mi ha permesso di dare una prospettiva universale e raccontare come le donne siano tutte parte di una grande comunità. Le mie donne, come mi piace definirle, sono diventate mie compagne e amiche nel viaggio attraverso cui ho definito attraverso la fotografia ciò che per me significa esser donna nel 2021. Insieme alla loro esperienza, e forse ancor prima di mettere in scena la loro esperienza, queste fotografie parlano anche di me: del mio rapporto con il mio corpo e della mia personale visione. Il corpo di fotografie è stato realizzato a partire dalla fine del 2019 e durante tutto l’arco del 2020. Ha subito parecchie influenze e cambi di rotta soprattutto a causa del momento storico in cui è stato realizzato. Se è iniziato come un progetto volto a raccontare l’intimità di ragazze giovani nei vent’anni, successivamente ha assunto un carattere ancora più famigliare e si è allargato alla rappresentazione di una diversità che era necessaria per raccontare a 360 gradi cosa significa esser donna oggi. Durante i mesi di lockdown ho sviluppato e dato una chiave di svolta al progetto con una nuova consapevolezza. E’ stato un momento di fermo che però mi ha permesso di entrare in maggior contatto con me stessa e con le donne della mia famiglia: l’intimità e la convivenza hanno portato allo studio dei nostri corpi nudi, aggiungendo al corpo di fotografie un mio autoritratto e numerose fotografie di mia sorella e qualcuna anche di mia madre.
Prima, durante e dopo il lockdown il progetto è stato portato avanti nella rappresentazione di donne che nella vita mi ispirano sia come persona che come artista. Conoscere la loro esperienza, la loro vita prima di incontrarci, le loro usanze e i loro rapporti con le altre donne, mi ha permesso di allargare sempre più i miei orizzonti e la mia visione personale sul tema. Tutto ciò che ho interiorizzato è diventato frutto di un’elaborazione quasi onirica all’interno della mia fotografia.
La continua ricerca personale su me stessa e sulla mia auto-definizione e auto-affermazione come donna si è posta su binari convergenti rispetto all’esperienza di molte altre donne. Il nostro viaggio ci ha condotte in un solo punto: l’accettazione di noi stesse nella dimensione intima di continua contemplazione del tempo che scorre, della società che si trasforma, di noi che cambiamo continuamente punto di vista e fattezze fisiche.
Fiori Nudi è un progetto speciale che volge il mio obiettivo proprio verso quella continua ricerca di auto-affermazione, liberazione di sé e riappropriazione del proprio corpo.
Il luogo in cui ho fotografato maggiormente è la camera da letto, ossia il luogo più intimo e che meglio ci appartiene. La Woolf citava “A Room of One’s Own” descrivendola come la stanza in cui la donna può avere la libertà di essere ciò che è, lontana dagli occhi degli uomini e della società. Io credo che ci sia grande contemporaneità in questo pensiero e l’ho fatto mio, sfruttando appunto la stanza da letto come background per la liberazione sessuale e personale delle donne che ho fotografato.
La più evidente caratteristica che salta all’occhio è la nudità, la mancanza di abiti, e questo potrebbe deviare lo spettatore dal reale obiettivo di questo corpo di lavori: certamente indagare la sessualità femminile è parte fondamentale del racconto di Fiori Nudi, ma non è l’unica e non è la sola, ma soprattutto non è la più importante. La mia rappresentazione della sessualità femminile serve a liberare il corpo di donna dall’oggettificazione, dalla visione maschilista che tende a sessualizzare appunto il corpo femminile. La luce solare investe i corpi come se fossero colline e montagne all’alba: essi diventano protagonisti indiscussi delle mie fotografie e vengono raccontati nella loro bellezza e naturalità come se fossero dei paesaggi, piuttosto che sexy e provocatori. Sono come statue senza tempo e fuori dal tempo, rigogliosi e rinascimentali. La nudità non è di certo il fine, ma il mezzo per reclamare l’appropriazione del corpo che appartiene unicamente alla donna. Per questo lotto contro la censura dei seni e dei capezzoli femminili, che ancora oggi vengono concepiti in modo diverso rispetto a quelli maschili. La funzionalità dei seni femminili è del tutto naturale e non dovrebbe essere in alcun modo de-naturalizzata e sessualizzata.
L’obiettivo del mio lavoro è prender posizione rispetto alla politicizzazione del corpo femminile raccontandolo attraverso la ri-definizione del concetto di donna oltre la sua funzionalità. Il corpo della donna è delicato e forte al tempo stesso, resiliente come un fiore, che contiene in sé tutto l’universo. Il corpo della donna è un’arma potente e anche se non combatte, è una guerriera per natura. Le cicatrici e le smagliature, i difetti fisici ed estetici sono tutti segni che costituiscono la mappa delle nostre battaglie. Attraverso il mio lavoro posso mostrare quanto questi segni, che normalmente vengono considerati in modo negativo, possano essere belli e interessanti da mostrare, piuttosto che da nascondere. Raccontano l’eroismo della donna.

Bio

Arianna Genghini, classe ’95, nata a Como e cresciuta a Monza. E’ una donna, un’artista e una femminista. E’ una ex ballerina e pianista. E’ fan dello yoga e del trekking, la montagna è la sua casa. La sua famiglia ha origini miste che arrivano un po’ da tutta Italia, ma il calore del Sud e il senso di ospitalità sono una parte fondamentale di ciò che è. E’ un’appassionata divoratrice di libri e di film e in generale è appassionata rispetto a tutti gli aspetti della sua vita. Inguaribile sognatrice e curiosa avventuriera, ciò che la spinge è la continua ricerca ed esplorazione del mondo. La fotografia è l’arte che in qualche modo l’ha salvata e attraverso cui rielabora tutto il suo immaginario e il suo mondo onirico. La fotografia è il mezzo con cui riesce a prender parola e raccontare di tematiche a lei care come la femminilità, la sessualità, l’eco-femminismo, l’intimità. Ciò che contraddistingue i suoi lavori è la ricerca della bellezza e del significato oltre l’immagine, che ottiene attraverso la ricerca e la connessione con i suoi soggetti. L’empatia e la delicatezza sono uno dei tratti caratteristici del suo carattere e del suo approccio fotografico. Le piace rappresentare donne e uomini nel modo più naturale e spontaneo possibile, insieme ovviamente a paesaggi ed elementi naturali come i fiori.
Come fotografa, lavora nel campo della moda ma non le piace essere etichettata. Spazia quindi con progetti personali in un mondo parallelo libero dalle sovrastrutture. Ha collaborato durante gli anni con clienti come i-D, Vogue Italia, Lampoon, Alviero Martini, Luisa Via Roma.