I luoghi del festival

L’obiettivo di Riaperture Photofestival Ferrara è di riaccendere l’attenzione su luoghi pubblici o privati attualmente non in uso, per portare loro nuova energia: per questo le mostre saranno ospitate in sedi aperte per la prima volta alle immagini.

Dal 10 settembre al 3 ottobre 2021, ogni weekend la fotografia riaccende la luce su quella Ferrara che non si vede in cartolina o sui libri di storia: la Ferrara dell’ex caserme dei pompieri, dei negozi chiusi, di spazi in ristrutturazione e di antichi gioielli architettonici. Quella Ferrara brulicante vita (passata o futura) che, fosse anche solo per sei giorni, tornerà a illuminarsi proprio grazie alla fotografia. Il festival Riaperture è fatto per chi «non vuole lasciarsi stare, dietro o davanti alla macchina fotografica», e risponde alla necessità di guardare alla realtà che ci circonda, sia locale che globale, con occhi nuovi.

Dove saranno le mostre di Riaperture Festival Fotografia Ferrara 20201? Alcune conferme e novità, sempre alla ricerca di quella Ferrara dimenticata, trascurata, sepolta dalla polvere, toccata dai cantieri, una città che è fatta dei luoghi dove abbiamo trascorso le nostre vite, secoli o decenni o pochi secondi fa.

I luoghi dell’edizione 2021 saranno: Factory Grisù​ (ex caserma dei Vigili del Fuoco), Chiesa di San Paolo, Ex Refettorio Chiesa di San Paolo, Ex Chiesa di San Giuliano, Chiesa di San Carlo, EX IPSIA – EX Convento di Santa Caterina Martire. La fotografia riapre i luoghi chiusi di Ferrara.

Le mostre del festival di Riaperture saranno ospitate in questi luoghi di Ferrara (clicca sul nome per aprire Google Maps):

Factory Grisù, Chiesa di San Paolo, Ex Refettorio Chiesa di San Paolo, Ex Chiesa di San Giuliano, EX IPSIA – EX Convento di Santa Caterina Martire, Palazzo Massari, Porta degli Angeli e Giardino Schifanoia.

Tutte le location delle mostre saranno accessibili anche ai disabili.

Factory Grisù

via Poledrelli 21, Ferrara
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La Caserma dei civici pompieri venne costruita su progetto dell’ing. Luigi Barbantini ed inserita in una ridisegnata trama viaria e degli spazi edificabili. Inaugurato il 28 ottobre 1930 ed abbandonato definitivamente nel 2004,l’ edificio di via Poledrelli è uno degli elementi architettonici che, nella prima metà del XX secolo, ridisegnarono il “Rione Giardino”. La progettazione di questo quartiere rappresentò un esempio moderno di programmazione e di sviluppo di un’area all’interno delle mura a misura d’uomo ed immersa nel verde.

Nell’agosto 2012 l’immobile è stato concesso dalla Provincia di Ferrara in comodato d’uso gratuito all’Associazione no profit “Grisù” che l’ha gestito fino al febbraio 2016, dando avvio al recupero degli spazi e alla selezione delle prime imprese che si sono insediate al suo interno. Il Consorzio Factory Grisù si è costituito a Ferrara nel febbraio 2016 con lo scopo di partecipare alla gara indetta dal Comune di Ferrara per la nuova gestione della factory creativa, ed è oggi il gestore dell’immobile fino al 2023.

In pieno centro storico Grisù, con i suoi 4000 mq di creatività, è un catalizzatore di progetti d’impresa caratterizzati da talento ed innovazione, solo “per chi ha fuoco dentro”.

The firehouse was built following the project of Luigi Barbantini, an italian engineer that wanted, with his work, to redefine the town planning in the train station area. Opened on the 28th October 1930 and definitively abandoned in 2004, the firehouse of via Poledrelli is one of the newest building of the last century, conceived to give a new face to the “Garden District”. This area represented, from the very beginning of its planning, a praiseworthy modern exemple of urban development, a green, people- friendly space .From the summer of 2012, the property was granted on loan for free use to notforprofit association Grisù who worked on the areas recovery and selected few companies giving them some working spaces inside the building. The Consorzio Factory Grisù, born on 2016, is now managing the creative factory and is working on few projects . Located in the old town nearby, Grisù, with its creative universe developed on 4000m2, is the heart of the most interesting and talented enterprises in town. The perfect working place for burning souls.

Chiesa di San Carlo

La sede della chiesa di San Carlo, diversamente da quanto annunciato, non verrà riaperta durante il festival a causa di problematiche strettamente collegate al cantiere e la mostra.

Ci scusiamo per il disagio e per non essere stati in grado di mostrarvi una delle chiese più belle della città di Ferrara, ma problemi sopraggiunti con il cantiere in essere, che la porterà a futuro splendore, ci impediscono di aggiungere questa novità a questa edizione del festival. La mostra di Fabio Mantovani ‘Cento case popolari’ verrà riproposta all’interno del complesso conventuale di Santa.Caterina Martire Ex Ipsia da domenica 12 settembre.

Chiesa di San Paolo

piazzetta Schiatti, Ferrara
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Edificata nel X secolo la chiesa di San Paolo ebbe fin dalle origini la funzione di parrocchia. Ritroviamo la Chiesa di San Paolo, così come la conosciamo oggi, ricostruita a seguito del violento terremoto del 1570, dal 1611, anno della sua consacrazione. Secondo un progetto di Alberto Schiatti, in stile tardo rinascimentale, la ricostruzione impiegò più di trent’anni. Non resta che un unico muro primitivo, quello adiacente al chiostro, che conserva gli importantissimi affreschi originali.

La Chiesa, affidata all’ordine del Carmelitani, dei quali resta l’ex convento originale, fu parrocchia della corte estense, grazie alla sua posizione centrale. I due chiostri adiacenti risalgono ai secoli XIV-XV e furono parte di un progetto di ampliamento fortemente voluto dai Carmelitani, e finanziato grazie alle cospicue donazioni che l’ordine riceveva dalla città. L’aspetto odierno dei chiostri è frutto di una ristrutturazione in epoca rinascimentale, a seguito di un grosso incendio.

Sotto l’occupazione napoleonica, tra il 1797 e 98, Carmelitani furono trasferiti presso la Certosa, mentre il monastero fu adibito a prigione fino ai primi del Novecento.

I danni provocati al complesso dalla Prima Guerra Mondiale furono pian piano sanati a partire dal 1968. Molte aree furono destinate ad ospitare alcuni uffici comunali, e così è ancora oggi.

Tra i dipinti e gli affreschi significativi, conservati all’interno della Chiesa di San Paolo, troviamo La discesa dello spirito santo e La nascita di San Giovanni Battista dello Scarsellino, La Resurrezioni, La Circoncisione e L’Annunciazione del Bastianino, ma anche opere di Girolamo da Carpi e di Domenico Mona.

Piccolo pantheon cittadino, San Paolo ospita le sepolture di Dossi Dossi, del fratello Battista Dossi, dei Guarini, del matematico Gabriello Bertazzoli e del filosofo Antonio Montecatini.

Il restauro del primo Chiostro, quello immediatamente adiacente alla Chiesa, è stato inaugurato il 31 ottobre 2019 con la mostra Sulla Soglia, a cura di Riaperture.

Ex Refettorio San Paolo

via Capo delle Volte 4, Ferrara
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Proprio accanto alla Chiesa di San Paolo, risalente al X sec., si sviluppò un convento, a partire dall’acquisto, nel 1317, del fabbricato con la torre dei Leuti – adibita poi a Campanile – da parte dei frati carmelitani.

Ben due chiostri affiancavano il complesso, il primo risalente al 1330, detto Chiostro dei Politici, e il secondo già esistente nel 1423, il Chiostro dell’Orologio o della Cisterna. In questo stesso periodo è collocabile anche la costruzione del “Refettorio” e della “Biblioteca”, componenti del medesimo corpo del chiostro della Cisterna.

L’epoca rinascimentale regalò al salone del Refettori, un magnifico soffitto a cassettoni e una fascia affrescata datata 1506, e sviluppata su tre lati. Gli affreschi ritraggono santi, beati e ci lasciano oggi immagini sacre di rilevante interesse storico-artistico, restaurate nel 1992.
Il terremoto del 1570 provocò danni importanti al complesso, che fu ricostruito dall’Architetto Alberto Schiatti e che venne ampliato acquisendo le rimanenti pertinenze in via Capo delle Volte.

Sotto l’occupazione napoleonica, tra il 1797 e 98, Carmelitani furono trasferiti presso la Certosa, mentre il monastero fu adibito a prigione fino ai primi del Novecento.
I danni provocati al complesso dalla Prima Guerra Mondiale furono pian piano sanati a partire dal 1968. Molte aree furono destinate ad ospitare alcuni uffici comunali, e così è ancora oggi.

Nel 1968 la Soprintendenza ai Monumenti ripristinò i prospetti cortilivi del secondo chiostro, quello esterno su via Boccaleone e promosse il rifacimento di alcuni tratti delle strutture interne. Il Comune collaborò provvedendo ai consolidamenti statici necessari e ad alcuni restauri nelle aree interessate dai lavori. Oggi l’EX Refettorio torna agibile grazie agli ingenti interventi, voluti dal Comune di Ferrara, che porteranno alla riapertura pubblica dell’intero complesso.

Ex Chiesa di San Giuliano

piazza della Repubblica, Ferrara
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La chiesa di san Giuliano venne edificata nel 1405 dal camerlengo Galeotto degli Avogadri (o Avogari), su terreno donato dal Marchese Niccolò II, in stile gotico. Sul lato esposto della chiesetta è incisa un’epigrafe in latino che ne racconta la fondazione.

La Chiesa che vediamo oggi, affacciata sul Largo Castello, ne sostituisce una precedente che sorgeva sul rivellino sud del Castello, demolita nel 1385. La facciata è ornata da preziosi motivi e da un portale gotico in cotto impreziosito da un altorilievo degli inizi del XV secolo raffigurante la vicenda tragica di san Giuliano, che uccide per errore i genitori. Gli interni furono completamente ricostruiti nel XVIII secolo secondo i gusti dell’epoca.

Il complesso che ospita la Chiesa, e la costruzione stessa, al tempo degli Estensi, fu sede delle arti di albergatori, orefici, pescatori, pescivendoli e beccari.

Nel 1796 cessò la sua attività sacra e rimase chiusa per diversi anni, dunque, per evitarne la demolizione, Don Pietro dalla Fabbra, sacerdote, acquisto la chiesetta e la donò alla città. Dopo diversi anni di successioni ereditaria, la Chiesa tornò proprietà dell’arcidiocesi. Fu restaurata sia nel XIX che alla metà del XX.

Il soffitto conserva l’affresco originale di Giovan Battista Ettori, con la quadratura di Massimo Baseggio. Sopra l’ingresso è ancora visibile il prezioso organo del 1646, di Ercole Valvassori, a trasmissione meccanica.

I vari interventi effettuati sulla chiesetta dalla seconda metà dell’800, avevano l’obiettivo di attenuare i barocchismi originali che aveva caratterizzato la chiesetta fino a quel momento: uno stile denominato Neo-Estense intendeva riportare la città allo splendore del periodo, estense eliminando le esagerazioni del ‘700.

Negli anni ’90 la chiesa fu il set di uno spot pubblicitario di una notissima marca di gelati.

Inaccessibile dal terremoto del 2012, oggi San Giuliano è sottoposta a diversi restauri post-sisma.

Palazzo Massari

corso Porta Mare 9, Ferrara
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Eretto alla fine del Cinquecento e chiamato anticamente Palazzo Bevilacqua o Palazzo Rosso, venne commissionato dal conte Onofrio Bevilacqua nel 1591 tra il quadrivio degli Angeli, fulcro dell’ambizioso progetto urbanistico di Biagio Rossetti, e l’antica piazza Nova, oggi Ariostea.

L’edificio è composto da due piani di altezza uguale, separati all’esterno da una cornice marcapiano in cotto che divide la facciata in due ordini, chiaramente distinguibili osservando le finestre che scandiscono il complesso architettonico.

Negli ultimi decenni del Settecento, in concomitanza con l’ampliamento dell’edificio, l’architetto Luigi Cosimo Bertelli trasformò gli orti retrostanti in un parco con giardini all’italiana e costruì l’attuale Palazzina dei Cavalieri di Malta, come dépendance in stile neoclassico.

Dopo alcuni decenni di incuria e spoliazioni seguiti alle conquiste napoleoniche e al tramonto delle fortune dei Bevilacqua, all’indomani dell’Unità d’Italia il palazzo divenne proprietà della famiglia Massari che dispose la trasformazione del parco in un giardino all’inglese.

Nel 1936 il complesso venne venduto dagli eredi dei Massari al Comune di Ferrara che, a partire dagli anni Settanta, vi allestì una collezione d’arte contemporanea ospitando tre importanti istituzioni museali civiche ferraresi: il Museo Giovanni Boldini, il Museo dell’Ottocento ed il Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis. In un edificio esterno è stato ricavato il Padiglione d’arte contemporanea, adibito a sede di esibizioni temporanee.

A causa del terremoto del maggio 2012 Palazzo Massari venne dichiarato inagibile e conseguentemente svuotato di tutte le opere all’interno, da allora è chiuso per lavori di restauro. Una parte delle opere del Museo Giovanni Boldini e del Museo d’arte moderna e contemporanea Filippo de Pisis sono al momento visibili presso il Castello Estense.

Nel luglio 2018 è stata terminata la prima parte dei lavori (iniziati ad ottobre 2016) che hanno permesso di scoprire la facciata su corso Porta Mare e i colori cinquecenteschi che la decorano. Tra giugno e settembre 2019 è previsto l’avvio della seconda parte dei lavori di riqualificazione del complesso museale che riaprirà probabilmente nel 2022.

Nel 2018 riapre per la prima volta grazie a Riaperture Photofestival, che realizza un allestimento speciale, integrato con le impalcature del restauro. Nel 2019 torna come sede espositiva, per mostrare l’avanzamento dei lavori: oggi la facciata è tornata a splendere, liberata dai ponteggi, così come l’atrio centrale.

Ex Convento di Santa Caterina Martire

via Roversella 22, Ferrara
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L’ex Chiesa e Convento di Santa Caterina Martire è un celebre edificio rinascimentale, situato nel centro storico della città. Il complesso della ex Chiesa e Convento di Santa Caterina comprende gli edifici situati tra via Dosso Dossi e via Roversella. Il nucleo originario risale al 1200 circa – l’epoca non è precisamente nota (una tradizione storica narra che fu voluta nel 1290 dalle tre sorelle della famiglia Marano, che successivamente presero i voti) – mentre il resto ha subito due importanti ricostruzioni, una risalente agli anni ’30, l’altra anni ’60.

L’ex Convento, dalla particolare planimetria ad L, si trova al centro della città moderna, l’Addizione Erculea, l’ampiamento urbano voluto dal Duca Ercole I D’Este, nel XV secolo. L’origine della parte più antica dell’edificio è sicuramente antecedente alla modernissima operazione urbana e si trovava quindi, presumibilmente, adiacente alla cinta muraria della città antica. Successiva la loggia che abbraccia l’ampio giardino, collocabile nel quattrocento. Le colonne del portico sono coronate da arcaici capitelli corinzieggianti.
Il convento venne chiuso nel 1796, a seguito delle soppressioni napoleoniche.

Attorno al 1500, venne giustiziato nei paraggi Domenico Roversella, che da il nome alla strada attigua, colpevole di bracconaggio nelle riserve ducali.

Per diversi anni è stato sede dell’Istituto tecnico IPSIA di Ferrara. L’edificio è inaccessibile dal terremoto del 2012 ma oggi è finalmente oggetto di opere di messa in sicurezza e restauro iniziate nel 2019.

Porta degli Angeli (Casa del Boia)

Ramparia di Belfiore 1, Ferrara
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Epilogo degno di una delle vie più belle di tutta Italia, la Porta degli Angeli – localmente detta ‘casa del boia’ – nacque come torre di avvistamento ed era l’antico accesso alla tenuta ducale di caccia del Barco, dove ora si trova il Parco Urbano “G. Bassani”.

Parte del progetto dell’Addizione Erculea – l’ampiamento urbano voluto dal Duca Ercole I D’Este, nel XV secolo -, la torre venne eretta all’inizio del 1500 e prese il nome dall’antico toponimo di Corso Ercole I D’Este, Via degli Angeli.
Il triste nomigliolo ‘casa del boia’, noto tra i ferraresi, ha origine probabilmente dalla leggenda che voleva questa zona dell’addizione abbandonata e selvaggia, un po’ pericolosa poiché lontano dall’abitato; nonostante le feroci critiche degli abitanti della zona, che rivendicano con ardore la corretta denominazione della torre, siamo in possesso di una crudele informazione dello storico Zerbinati che descrisse, nel 1506, l’esposizione dei corpi squartati di tre traditori: “le teste loro sono poste sopra la Torre della Ragione in cima di tre lanze, e li quarti alle porte di San Giovanni Battista, degli Angeli et di San Benedetto”.
Verità o leggenda? La tradizione narra anche che Cesare d’Este, ultimo duca di Ferrara, scelse la Porta degli Angeli per uscire dalla sua città quando questa fu devoluta allo Stato Pontificio, nel 1598, e se immediatamente dopo, in ricordo dell’evento, i fornici siano stati tamponati.

Una magnifica curiosità: dal 1945 al 1984, quando le mura erano ancora coperte da una fitta vegetazione e gli abitanti della zona poco numerosi, la Porta degli Angeli fu casa d’abitazione di una famiglia affittuaria del Comune. Racconta la cronaca comunale: ‘Il genero era falegname e aveva il suo laboratorio sopra la torre, i suoi due figli vi erano nati e adolescenti scorrazzavano nel sottomura, dove era anche l’orto tenuto dai nonni. Quando alcuni di loro vengono alla Porta, i segni lasciati dagli accorti restauratori, anche di un passato recente, le tracce delle finestre e delle porte, la soglia della sala da pranzo con le piastrelle esagonali diventano testimoni di una tranquilla vita quotidiana’.

In seguito, sempre negli anni ’80, la struttura fu restaurata e ne fu recuperato l’aspetto cinquecentesco, concedendo anche al pubblico l’accesso alla sommità della torre.

Giardino Palazzo Schifanoia

via Scandiana 23, Ferrara
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Oasi dello storico – e notissimo – Palazzo Schifanoia, il giardino di via Scandiana, detto Giardino dell’Amore, è una piccola porzione di Paradiso. Fu Alberto V D’Este a volere la costruzione della ‘delizia’ presso l’antico corso del Fiume Po, in una zona piena di rigogliosa vegetazione, oggi nel centro storico di Ferrara.

Alla prima ala, collocabile verso la fine del Trecento, Borso D’Este fece affiancare un nuovo edificio su due piani. Il Duca Borso era dotato di uno spiccato senso estetico e amava la bella vita, elegante e raffinata. Il Palazzo Schifanoia divenne il luogo prediletto sia per lo svago – da qui il nome Schifanoia, ‘schivar la noia’ – che per le tante occasioni di rappresentanza. Fiore all’occhiello dell’intervento dell’eccentrico Duca, il Salone dei Mesi ancora oggi resta un capolavoro rinascimentale mozzafiato, opera collettiva di diversi pittori ferraresi della scuola di Cosmé Tura, tra i quali Francesco del Cossa. Nel 1493 Biagio Rossetti completò il maestoso Palazzo con un ultimo ampliamento.

Il giardino ospita betulle, noccioli, olmi ma soprattutto il grande ciliegio che tutta Ferrara attende di ammirare fiorito in primavera.

L’ingresso in questa location è gratuito.